Cos’è l’elettricità: quello che devi sapere

È assodato: si entra in casa la sera e si accende la luce; si vuole preparare un pasto veloce e si scalda nel microonde; si decide di farsi una doccia con la certezza dello scaldabagno che mantiene l’acqua abbastanza calda. Cose normali, cose di tutti i giorni. Eppure dietro tutte queste comodità che noi tutti diamo per scontato esiste una domanda: cos’è l’elettricità? Come funziona? Chi l’ha inventata? E quando è finalmente entrata nelle nostre case?
A tutte queste domande – frutto di curiosità e di una consapevolezza riferita alla recente storia italiana – lo staff dell’Università Niccolò Cusano di Verona ha intenzione di rispondere in questo articolo.

Storia dell’elettricità

Iniziamo col dire che l’elettricità è presente in natura (basta pensare, ad esempio, alla forza dei fulmini che si scatenano durante un temporale) ed è stata studiata dall’uomo fin dalle origini tanto che ci sono delle teorie risalenti già all’antica Grecia ad opera dello studioso Talete e del filosofo Platone.

Chi ha inventato la lampadina

L’interesse per il fenomeno, sopito pe lunghissimi anni nel corso del medio evo, si riaccese nel diciassettesimo secolo ad opera di studiosi che cercarono di spiegare l’argomento attraverso macchinari o esempi (spesso collegati al mondo naturale e, comunque, senza basi solide). La rivoluzione in merito arriva a fine del diciottesimo secolo ad opera di Benjamin Franklin il quale teorizza che l’elettricità è costituita da un unico fluido, composto da particelle che si respingono tra loro, mentre sono attratte dalle particelle di materia. Le osservazioni di Franklin posero le basi per la teorizzazione dell’elettricità e dei diversi fenomeni elettrici connessi da parte degli scienziati che seguirono.

Uno dei contributi più rilevanti – quello che segnò davvero un’epoca – fu ad opera dell’italiano Alessandro Volta. Si deve all’inventore italiano, infatti, la teorizzazione della pila di Volta: uno strumento che costituisce il prototipo della batteria elettrica moderna.

Cercando di non entrare troppo in descrizioni tecniche, possiamo dire che la pila di Volta è costituita da una colonna di più elementi simili sovrapposti (gli elementi voltaici) ciascuno dei quali consiste in un disco di zinco sovrapposto a uno di rame, uniti attraverso uno strato intermedio di feltro che è un ottimo conduttore. Collegando gli estremi superiore e inferiore della pila per mezzo di un conduttore elettrico si crea un circuito nel quale passa corrente continua.

Per avere un flusso di cariche elettriche occorre mantenere una differenza di potenziale tra i due poli. In poche parole: la pila rappresenta il primo generatore di elettricità della storia.

Ma se gli studi intrapresi tra i diciottesimo e il diciannovesimo sedolo hanno messo le basi per le scoperte sull’elettricità, il ventesimo secolo ne ha sancito la divulgazione e l’applicazione in contesti quotidiani e casalinghi.

Infatti all’inizio del Novecento l’illuminazione sostituì progressivamente quella a gas e il costante aumento di mezzi di trasporto basati su motori elettrici (come tram, treni, metropolitane, filobus) cambiarono radicalmente la vita quotidiana.

Elettricità in Italia: quando è arrivata nelle case

La prima centrale elettrica italiana venne inaugurata a Milano, in via Santa Radegonda –vicinissima al Duomo –  alla fine del 1883 dalla società licenziataria dei brevetti Edison. L’impianto milanese segnava un primato europeo e costituiva il primo baluardo dell’energia elettrica ad uso quotidiano: in città con l’illuminazione pubblica e poi fin dentro le case.

Ma, nella pratica, fino agli anni ’60 ancora oltre un milione di persone viveva in case prive di energia (soprattutto in Sicilia dove vivevano oltre 455.000 persone non raggiunte dal servizio elettrico). La svolta arriva con la nazionalizzazione dell’energia elettrica (gestita dall’ENEL); in questo modo l’Italia è riuscita a completare l’elettrificazione del Paese, facendo sì che in tutto il territorio nazionale l’energia elettrica fosse disponibile.

Inoltre questo sviluppo favorì anche l’elettrificazione degli stabilimenti industriali – garantendo così un possibile mercato per l’energia prodotta – e uno stimolo alla realizzazione di investimenti.

Chi ha inventato la lampadina?

Quando si parla di elettricità nelle case, la prima cosa che viene in mente è: la lampadina.

La lampadina a incandescenza deve la sua invenzione al britannico sir Joseph Wilson Swan che la brevettò nel 1878.

Proprio così: l’inventore lampadina è Swan (nome che – però – non è presente nella memoria di nessuno di voi, giusto?). Infatti a migliorare l’invenzione e ad acciuffarsene i meriti fu Thomas Edison che l’anno seguente (1879) brevettò una lampadina con un filamento sottile e ad alta resistenza elettrica.  Diversamente dal modello di Swan, la lampadina di Edison non anneriva troppo l’interno del bulbo e dunque manteneva una luminosità costante.

Nel 1910 il fisico americano William David Coolidge sostituì il filamento di carbonio con uno di tungsteno immerso in un gas, realizzando in questo modo una lampadina che durava molto di più. Questo tipo di lampada, con pochissime variazioni, è arrivata fino ai giorni nostri.

Avete trovato interessanti questi spunti sull’invenzione dell’elettricità e sulle sue applicazioni? Avete altre domande? Il nostro staff vi aspetta nei commenti!


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