Equo compenso: che cos’è e perché è importante

Che cos’è l’equo compenso? E come cambia i rapporti di lavoro con banche, assicurazioni e PA per i professionisti?

Per rispondere a queste domande è bene fornire tutte le specifiche riguardo cosa sia l’equo compenso (secondo le ultime novità legali) e tutte le accortezze che i professionisti devono avere prima di firmare un contratto.

Infatti – suggerisce lo staff della Università Niccolò Cusano di Verona – oltre a leggere con attenzione il testo occorre anche avere conoscenza della normativa vigente in materia di contratti, prima di firmare, impegnandosi.
calcolo dei compensi
Ecco perché in questo articolo potrete trovare la definizione precisa di quello che è l’equo compenso e quali sono i modi per calcolarlo in maniera efficace, senza commettere errori.

Se siete pronti ed interessati all’argomento, continuate a leggere…

Definizione di equo compenso

L’equo compenso professionisti, è una delle novità approvate con il decreto fiscale della legge di bilancio 2018 e,  per darne una definizione,  prevede un compenso minimo equo ed adeguato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto.

Nello specifico, questa normativa introduce in Italia l’equo compenso non solo per avvocati iscritti all’ordine che effettuano prestazioni per conto di banche, imprese ed assicurazioni ma anche per tutti i professionisti.

Dunque, la rivoluzione sarebbe sostanziale e sarebbe a garanzia dei professionisti che si trovano ad interagire con poteri “forti” come le banche. Infatti – se questo emendamento fosse approvato così com’è – garantirebbe ai professionisti una parcella proporzionata al lavoro svolto, senza il peso di clausole vessatorie che arrivino a ridimensionare il compenso finale.

La prima stesura del decreto legge prevedeva – infatti – l’equo compenso solo per gli avvocati. Dal 16 novembre è stato esteso anche a tutti i professionisti a prescindere dal fatto che il professionista sia iscritto o meno ad un ordinamento professionale.

Dunque, l’equo compenso professionisti 2018 spetta a:

  • professionisti iscritti ad un ordine professionale: ad esempio, avvocati, giornalisti, commercialisti, ingegneri, ecc;
  • professionisti in un collegio (geometri);
  • professionisti in associazioni (infermieri),
  • professionisti non iscritti agli ordini,

E non solo, ad essere al centro delle novità del decreto legge è anche la Pubblica Amministrazione che – come le grandi imprese private – dovrà predisporre l’equo compenso ai professionisti che vi interagiscono con varie mansioni.

Riassumendo, la clausola dell’applicazione dell’equo compenso scatta quando il committente di un lavoro è:

  • una banca;
  • un’assicurazione;
  • una grande azienda;
  • un’azienda della pubblica amministrazione (specificando comunque che il principio dell’equo compenso nella PA non può essere retroattivo, per cui si applica solo ai nuovi rapporti instaurati dopo l’entrata in vigore della legge).

Calcolo compenso: come si fa

Ma come si stabilisce il calcolo dei compensi? Una volta appurato che tutti i professionisti, in base al lavoro svolto, dovranno ricevere un equo compenso, si deve ora fornire una precisazione sulla somma minima sotto la quale non si deve scendere.

Il decreto di legge specifica innanzitutto che il compenso, ovviamente, deve essere «proporzionato alla qualità e quantità del lavoro», poi sancisce che i criteri grazie ai quali verrà sancito l’accordo economico potranno essere concordati dalle parti – pur non abbassandosi mai al di sotto della soglia minima.

I parametri precisi ancora non sono stati divulgati ma comunque dovrebbero essere il linea con  quanto previsto dell’articolo 36 della Costituzione sulla retribuzione del dipendente che recita così:

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.

Clausole vessatorie: cosa sono e quando appellarvisi

Infine, la nuova regolamentazione ha previsto anche la presenza di nove clausole vessatorie che possono essere impugnate dal professionista per rendere nullo il contratto.

Nello specifico, tra le  clausole vessatorie dell’equo compenso ricordiamo le seguenti:

  • l’anticipo delle spese a carico esclusivo del professionista;
  • tempi di pagamento delle fatture oltre 60 giorni;
  • possibilità di modificare il contratto unilateralmente, ossa, solo da parte del committente;
  • l’imposizione al dover rinunciare al rimborso delle spese ecc.

Ovviamente sono clausole che possono consentire (in questi casi) al professionista di impugnare il contratto, di fatto annullandolo entro 2 anni dalla firma ferma restando la possibilità di mantenere valido il rapporto di lavoro.

Avete trovato utili queste informazioni? Se avete bisogno di altro non esitate a contattare lo staff della Unicusano di Verona!


CHIEDI INFORMAZIONI

icona link