Cos’è il modello pedagogico di Quintiliano?

Il modello pedagogico di Quintiliano è uno dei concetti più interessanti di tutta l’opera di Quintiliano. Molti studenti trovano affascinante studiare l’evoluzione del pensiero pedagogico, ma non è solo interessante, a volte è doveroso, soprattutto se sei studente della facoltà di Scienze della formazione a Verona ed è giusto che tu sappia come si è trasformato e sviluppato l’approccio all’educazione nel corso della storia. Anche Quintiliano ha dato il suo contributo, in questo articolo cercheremo di farti capire come.

Pedagogia: l’opera di Quintiliano

Facciamo un passo indietro, molto indietro. Torniamo per un attimo al I secolo d.C., quando Quintiliano, ispirato da Cicerone, scrive l’Institutio oratoria. In questa sua opera Quintiliano tenta di descrivere la figura di un ipotetico oratore ideale, la punta più alta di realizzazione di un uomo colto. Per tracciarne le caratteristiche indica anche l’iter necessario alla sua formazione. L’autore sottolinea in particolar modo il fatto che un buon relatore oltre alle capacità oratorie e di eloquenza debba possedere ottime virtù morali.

Le virtù morali della persona, come la sincerità e l’onesta, si possono sviluppare e radicare nell’individuo attraverso l’esperienza di vita e l’educazione. A quest’ultima spetta un compito fondamentale, quello di garantire l’apprendimento, considerato da Quintiliano come una dote innata dell’essere umano che necessita di essere supportata e allenata.

Quintiliano definisce la scuola una “seconda agenzia educativa”. Proprio nelle prime pagine del trattato ribadisce quanto per il modello quintiliano sia importante la scuola pubblica, in cui egli ripone tutta la sua fiducia. Riserva la sua fiducia anche e soprattutto ai ragazzi, rivolgendosi ai loro genitori nella speranza che siano in grado di riconoscere il loro prezioso ruolo di educatori, capaci di guidare i ragazzi verso il futuro e la propria carriera.

Il modello pedagogico di Quintiliano

Institutio oratoriaGià oltre duemila anni fa uno dei primi pedagogisti affermava una verità fondamentale. Già allora affermava che fossero davvero pochi i ragazzi inadatti a imparare, o incapaci di assimilare gli insegnamenti. Riconosceva, allo stesso tempo, che fosse difficile affermare che tutti hanno la stessa intelligenza, anticipando di tanti secoli un pensiero pedagogico e psicologico più strutturato. Indicava già che l’impegno e la determinazione potevano essere validate alleato per il raggiungimento di obiettivi di apprendimento nella stragrande maggioranza dei casi.
Il fatto che esistessero o esistano ragazzi che raggiungono risultati migliori non dev’essere fonte di frustrazione semmai di sprone e di motivazione nel riconoscere che ci sono le possibilità per fare di più e di conseguenza toccare nuove mete.

Alcuni elementi critici della pedagogia di Quintiliano

Ovviamente ci stiamo sempre riferendo a un’opera nata e sviluppatasi millenni fa. Lo si evince dalla teorizzazione acerba e da alcuni dati culturali appartenenti alla società romana e alla mentalità dell’epoca. Un esempio lampante, e per certi versi disturbante, riguarda le differenze con il pensiero attuale rispetto alla disabilità. Nell’opera di Quintiliano i disabili sono descritti e definiti come dei mostri da escludere dall’ambiente scolastico.

Fortunatamente la disciplina della pedagogia ha seguito il corso della storia sviluppando un pensiero sempre più inclusivo, profondo, completo e raffinato, interrogandosi sulle problematiche educative e trovando soluzioni perfette per adattarsi e ridefinire i nuovi tempi.

L’Institutio oratoria

Torniamo un attimo all’opera di cui abbiamo parlato nell’articolo di apertura. Questo capolavoro di Quintiliano racchiude brillantemente tutta la sua pedagogia. Vale la pena approfondirne la conoscenza. Come suggerisce il titolo stesso il trattato, dedicato all’amico Marco Vittorio Marcello, si concentra sulla “formazione dell’oratore”. Essendo la formazione il campo prediletto della pedagogia si evince che sono numerose le connessioni con la disciplina.

Lo scopo dell’opera è servire da manuale per futuri oratori, ma non solo, il motivo per cui ne parliamo qui è per il fatto che si tratta di una dissertazione densa di insegnamenti di tipo pedagogico e didattico.

Il modello tradizionale del tempo venne completamente scosso dalla proposta pedagogica di Quintiliano, che possiamo considerare innovativa per l’epoca. Per comprendere quali fossero le pratiche e le metodologie didattiche adottate il quel periodo storico immagina che Quintiliano era considerato un innovatore anche perché si scagliava contro le punizioni corporali, normale prassi all’epoca. Ma era soprattutto la sua attitudine rivolta verso il bambino e le sue inclinazioni personali a renderlo diverso da quanto era stato detto fino a quel momento.

Su cosa si basa la pedagogia di Quintiliano

il programma educativo di quintilianoPossiamo forse asserire che il modello didattico proposto dall’autore latino abbia posto le mani per la moderna struttura della scuola e per l’organizzazione dei processi di apprendimento all’interno delle istituzioni scolastiche e di formazione.

La pedagogia secondo il rivoluzionario pensiero di Quintiliano non poteva basarsi su un processo di tipo frammentario, ma su un processo sistematico che prevedesse una programmazione ideata per una formazione completa dell’allievo. Il metodo deve inoltre essere graduale, procedendo dal più semplice al più complesso, dal generale alla definizione. Un altro aspetto interessante è l’indicazione di un tipo di formazione continua, che non prevede un inizio e una fine ma deve durare tutta la vita.

All’interno di questo processo intervengono diversi soggetti: educatore, alunno, scuola (considerata come una piccola società) e famiglia, come abbiamo anticipato prima. Quintiliano si occupa anche della figura materna, dando alla madre un ruolo cruciale nella formazione del bambino, soprattutto nei primi anni di vita del figlio. Anche la madre deve impegnarsi ad avere una condotta e a dare un esempio positivo, nel linguaggio e nel comportamento, per far sì che già in tenera età il bambino abbia l’opportunità di apprendere. Questo aspetto può sembrare poco rilevante, ma ragionando sul fatto che all’epoca la figura della donna era tenuta in scarsissima considerazione possiamo considerare Quintiliano molto più avanti rispetto ai suoi tempi.

La pedagogia perfettiva e della parola

Quella di Quintiliano è definita una pedagogia perfettiva. La visione dell’autore è quella di un’evoluzione dell’individuo, in questo caso il bambino, volta a raggiungere un ideale di perfezione. Nel testo questo ideale di perfezione ha addirittura una sua rappresentazione in Alessandro il Macedone, figura considerata degna di ammirazione per le sue gesta e soprattutto per essere stato allievo di uno dei più gradi fari culturali di Quintiliano stesso: Aristotele.

Un altro autore latino, Seneca, criticò questa scelta, in quanto riteneva che Alessandro Magno fosse un pessimo modello.

Lo scopo finale dell’insegnamento è l’autonomia di giudizio dello studente. Il ragazzo o il bambino devono essere posti costantemente sotto verifica per testare il livello e l’avanzamento della comprensione. Citando direttamente l’autore:

“E il maestro non solo dovrà insegnare molte cose, ma dovrà interrogare spesso e verificare il senso critico degli allievi. In tal modo a coloro che ascolteranno verrà meno l’eccessiva sicurezza e le cose che verranno dette non entreranno in un orecchio per uscire dall’altro, e al  tempo stesso [gli allievi che ascolteranno] saranno condotti a ciò che si richiede da questo metodo, ossia scoprire [certe cose] e capire loro stessi. Infatti che cos’altro otteniamo insegnando loro, se non che essi non siano sempre da istruire?”

Un’altra definizione per la pedagogia dell’autore latino a cui abbiamo dedicato questo articolo è pedagogia della parola. Il motivo si nasconde nella finalità. Il bambino può diventare tutto ciò che desidera, tramite un impegno costante e determinato, ma l’obiettivo ultimo è diventare un perfetto oratore.


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